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Casa BL, di Burnazzi-Feltrin Architetti

Casa Bl- facciata ovest

Casa Bl- facciata ovest

Questa residenza, concepita per una famiglia composta da due genitori e due bambini, è il risultato di una ristrutturazione con ampliamento di un edificio degli anni '60. NeuroarchiteCtura ha scelto di parlare di questo progetto poiché esso rappresenta un ottimo esempio di architettura del benessere, pertanto sorvolerà sulla classica descrizione analitica e critica della scelta compositiva e stilistica, dei materiali usati, ecc, per considerare esclusivamente gli aspetti che interessano i temi di questo giornale, e cioè quelli che influenzano “silenziosamente” l’occupante e sono responsabili di quel senso di piacere diffuso che a volte non conosce esattamente i suoi motivi.

Al di là dell’etichetta minimalista, che senz’altro contraddistingue questa come pure altre opere di Burnazzi Feltrin,  la nostra attenzione si sofferma su due aree della casa: la zona pranzo con vista sul paese e la scala interna in vetro che collega il piano terra con quello superiore destinato al vero e proprio alloggio.

Vista della zona Pranzo

Vista della zona Pranzo

L'area pranzo è collocata in una posizione privilegiata, in quanto apre su una enorme vetrata con vista diretta delle case del centro storico di Pergine, con il castello e la chiesa Arcipretale, e che rivela, sullo sfondo, il profilo del gruppo del Brenta e dei rilievi minori. Tutto ciò conferisce un senso di controllo sul territorio circostante, antropizzato e non,  che infonde anche una profonda sensazione di sicurezza, la stessa alimentata dalla consapevolezza di trovarsi in un luogo protetto dagli agenti esterni, che consente di vedere fuori senza essere visti. Il senso di controllo non si traduce in dominio, dal momento che la quota dell’edificio non consente una vista dall'alto, ma è rafforzato dall'effetto rilassante delle verdi cime circostanti e dal senso di identità e appartenenza al luogo, grazie alla iconica presenza del campanile.

Questi fattori sono in perfetta aderenza con alcune prescrizioni dettate dal design biofilico, il protocollo progettuale che si basa su 14 caratteristiche spaziali relative al rapporto con la natura (patterns), le quali sono provate avere un effetto benefico sugli occupanti dello spazio stesso. A seconda del tipo di relazione che si viene a creare si può ridurre lo stress, migliorare la creatività o la chiarezza di pensiero, e, in combinazioni particolari, anche velocizzare i processi di guarigione. Nel nostro caso specifico è evidente il riferimento ai pattern definiti come “Prospetto” e “Rifugio”, due configurazioni tipiche nella categoria della Natura dello Spazio, (distinta dalle altre due categorie “Natura nello Spazio” e “ Natura Simulata”) che sono importanti per ottenere effetti ristorativi legati all’idea di ritiro e isolamento, sia esso solitario o di gruppo .

La scelta di conferire questo tipo di esperienza contemplativa e rilassante ad un ambiente dedicato al convivio è particolarmente indovinata, così come lo è anche la soluzione simile voluta ed adottata nella camera da letto.

E’ forte il richiamo all’architettura di Mies Van Der Rohe, proprio per il rapporto della casa con il paesaggio circostante ed il modo di relazionarsi con esso, per l’uso di tinte neutre nelle rifiniture e per l’arredamento essenziale e minimalista, che, in contrasto con la ricchezza della visuale, rende quest’ultima protagonista.

Un altro elemento molto interessante è la scala che collega il piano terra di ingresso con l’alloggio vero e proprio del piano superiore. La rampa è eterea poiché non solo è priva di alzate, ma presenta le pedate in vetro: l'effetto finale per chi non ha familiarità con la casa, è al limite dell’inquietudine.

La scelta progettuale è coraggiosa dal momento che la scala, in quanto elemento di unione e passaggio da un ambiente ad un altro, dovrebbe esprimere  una certa sicurezza strutturale.

Al contrario la sua immaterialità, per quanto elegante, alimenta il disagio per una percepita inaffidabilità. Trattandosi, però, di un ambiente privato, è evidente che questa scelta progettuale, pur se fuori dagli schemi, risulti soddisfacente nella misura in cui il committente dimostri consapevolezza del rischio e condivida la decisione finale. In questo caso, al contrario di quello che Mies andava teorizzando sulla oggettività dell’architettura, (tanto per riprendere il discorso sulle assonanze precedentemente rilevate), è la soggettività della soluzione progettuale ad imporsi.

Il grande cambiamento del paradigma del progetto, che la neonata collaborazione dell’architettura con le altre discipline scientifiche e umanistiche sta avviando, riguarda infatti un approccio open-end, che risulta analitico e alla ricerca di soluzioni da trovare di volta in volta sulla base di dati disponibili, senza mai dare nulla per scontato o aprioristico.

la porta alla lavanderia visibile dal pianerottolo

la porta alla lavanderia visibile dal pianerottolo

Nel nostro caso abbiamo il committente che, preoccupato di avere controllo sui bambini anche quando non sono al seguito, ha ben pensato che una scala del genere potesse consentire la supervisione durante le faccende domestiche da sbrigare in lavanderia, situata sul pianerottolo intermedio. L’esigenza di visibilità e controllo vince sul senso di disagio offerto dalla trasparenza. Probabilmente il committente è dotato di una capacità propriocettiva superiore alla media che lo induce a prevedere un atteggiamento parimente disinvolto anche da parte dei suoi figli.

Quali considerazioni però possiamo fare sull’ospite che viene a fare visita? Quale può essere la sua reazione immediata?

In un ambiente pubblico una scala del genere potrebbe creare problemi perché la inevitabile reazione di stupore potrebbe evolvere in due modi distinti: da una parte il senso di mistero potrebbe indurre un atteggiamento curioso che si risolverebbe in piacevolezza, dall’altra, invece,  l’ansia potrebbe far prevalere la percezione del pericolo, generando un forte senso di disagio.

La scala in vetro - prima rampa

La scala in vetro - prima rampa

La scelta  stilistica, strutturale e tecnologica, in questo caso, ha un obiettivo ben defininto e raggiunto: la scala in vetro deve annunciare una  "zona a traffico limitato" , per scoraggiare, più che vietare, l'accesso ai più estranei  e tutelare la privacy di una zona  adibita a studio e anche al relax. La discrezione del messaggio dato insieme alla sua stessa efficacia dimostrano come l'ambiente abbia una potenzialità enorme nel forgiare le nostre azioni e reazioni.

Il campo di indagine della  neuro-architettura riguarda  soprattutto questo


Giusi Ascione Architetto