Il paesaggio sonoro e il global comfort
/I sensi che abbiamo a disposizione si combinano, si aiutano vicendevolmente per colmare lacune nella comprensione della realtà che ci circonda, e il tutto per una ottimizzazione dell’esperienza. Ho potuto avere piena consapevolezza della modalità cross-modale con cui i sensi decodificano la realtà circostante già quando ero adolescente, grazie alla mia forte miopia. Se in classe durante le pause capitava di non indossare i miei occhiali, non solo non vedevo bene, ma non riuscivo neanche a scandire bene le parole dei miei compagni di classe, e uno stato di moderata confusione mi assaliva. Forse, per una persona miope, la funzione uditiva è già normalmente sovraccaricata e sfruttata per sopperire al deficit visivo ? E forse sottrarre ulteriori “byte” al nostro cervello così all’improvviso, non gli lascia il tempo di adattarsi e compensare ? Ingaggiare la vista simultaneamente all’udito può aiutare a selezionare i suoni che ci interessano. Si può fare affidamento sul labiale e sulle scene in genere per capire verso cosa volgere la nostra attenzione per “spegnere” gli altri suoni che non ci interessano e che risultano un intralcio alle altre percezioni su cui vogliamo focalizzarci. Questo processo selettivo spontaneo ed automatico è definito effetto “cocktail party” e se n’è già parlato in un precedente post del 2018 , che introduce alla psicoacustica, la quale , a differenza dell’acustica, interpreta i suoni a seconda della loro influenza sulla nostra attenzione e sul nostro umore.
Quando la resa acustica non è di qualità, a prescindere dalla gradevolezza delle singole sorgenti sonore, il risultato è un stimolo caotico, fastidioso, in poche parole è rumore.
Il rumore è l’equivalente di una scena brutta, di un odore disgustoso, di un contatto repellente, di una vertigine nella deambulazione, perchè noi sempre cerchiamo informazione chiara, semplice, magari rassicurante. Quando la risposta non è tale, e si richiede un notevole ed ulteriore sforzo selettivo, lo stress derivante rischia di farci precipitare nello smarrimento, psicologico oltre che fisico-sensoriale.
Nei musei si fa gioco degli effetti cross-modali per creare una comunicazione più completa e coinvolgente, che amplifica (magari le completano solamente) le esperienze positive che vanno oltre la mera visione dell’artefatto. In un museo la restituzione dei suoni – come quella degli odori - ha una forte influenza sul godimento dell’arte, basti pensare a quanto artisti (fra cui Rotchko) siano riluttanti al cambio del luogo espositivo e convinti che un’installazione errata possa far apparire le loro arti puramente decorative.
Gli ambienti della quotidianità, come le scuole e gli uffici, però non sono soggetti ad altrettanta attenzione e l’approccio dal punto di visto psico-acustico è quasi sempre snobbato. Il tema del Global Comfort è argomento di dibattito culturale, ma sebbene sia provata la connessione tra inquinamento uditivo e molte malattie anche mortali, alcuni fattori di progettazione sfuggono alle considerazioni di tipo normativo e diventano veicolo di cronicità per i ripetuti anche se minimi effetti negativi.
L’annoyance è un nuovo parametro stabilito dalla Organizzazione Mondiale della Sanità che riguardano l'esposizione al rumore ed il disturbo da rumore, che non è semplicemente il livello di esposizione giornaliera ai livelli troppo alti di decibel ma è qualcosa di più. Siccome gli effetti sulle persone sono collegati alla loro soggettività risulta difficile codificare i fattori, stabilire delle regole generali che determinano la qualità di un ambiente. Ma tale difficoltà non deve scoraggiare quanto piuttosto spingere verso continui interventi correttivi.
Una difficoltà sta nel fatto che le problematiche variano a seconda delle diverse situazioni che si creano nell’ambito della stessa destinazione d’uso. Per esempio dire scuola o ufficio non è di per sé indicativo per una soluzione univoca anche perché ciascuna tipologia sta subendo un profondo cambiamento del linguaggio distributivo e funzionale, tale da proporre situazioni nuove, spazi per funzioni che prima non esistevano. Gli uffici si arricchiscono di sale per video call collettive o per una sola persona, di sub aree informali che si insinuano nei vecchi open space, e le scuole popolano i vecchi atrii e spazi connettivi con layout di arredo che rispondono a nuove teorie didattiche.
Spesso tendiamo a pensare che un ambiente tranquillo e tendenzialmente silenzioso possa sempre giovare, ma non è sempre così. In realtà già nel secolo scorso , con la diffusione degli open space, si sperimentano nuovi modi di mitigare i fastidi soggettivi legati ai suoni, e si cerca di intervenire al di là delle norme, dedite esclusivamente al controllo dei tempi di riverbero e la intelligibilità del parlato. Si incomincia a parlare di scenario sonoro e si introduce l’adozione del rumore di fondo (il suono bianco, grigio, rosa), uno strumento fondamentale che risolve l’imbarazzo diffuso per un’atmosfera inaspettatamente troppo intima, facile rivelatrice delle minime azioni e di parole sussurrate. SI elimina lo stimolo attraverso la strategia dell’addizione, una soluzione che tende ad isolare il fastidio di alcuni suoni attraverso il processo di copertura piuttosto che di eliminazione degli stessi (sottrazione).
Non è difficile immaginare quanto questa strategia, risolutiva in casi di cronicità quali l’acufene (percezione di un fastidioso suono continuo, a volte un fischio, che varia da persona a persona), si possa rivelare sbagliata in ambienti lavorativi, poiché aumenta la soglia dello stress senza che ce ne rediamo conto.
Esiste una classifica dei suoni in base alla loro gradevolezza, ma la stessa però dipende a sua volta dal contesto preso in considerazione. Quanto è gradevole ascoltare il canto di un uccello? Qual è il limite temporale oltre il quale lo stesso canto risulta fastidioso? E infine, in che modo ogni contesto inflenza il valore di tale gradevolezza?
Nella immagine al lato è riportato un grafico che evidenzia, con tre colori diversi, come variano i giudizi su uno stesso ambiente sonoro a seconda del contesto preso in considerazione. Al di là di una prevedibile sovrapposizione dell’area centrale, che indica valori percettivi bassi, si riscontrano giudizi diametralmente opposti quando si va verso i valori più alti. Tale evidenza prova quanto detto finora.
Ancora più sorprendente è il grafico riportato in basso da un caso di studio nell’area metropolitana di Londra, che evidenzia come un drastico cambiamento a livello sociale, quale è stato l’avvento della pandemia nella primavera del 2020 ed il relativo lockdown, abbia determinato un aumento enorme ed improvviso del numero di proteste e reclami relativi ai rumori registrati in quel periodo (secondo dati resi pubblici dalle autorità locali).