Sacro e Divano: a ciascuno il suo.

Lo spazio che si abita dovrebbe essere un santuario, esso è uno spazio dove ti è permesso riflettere sulla tua vita, quando si ritorna a casa si trova sensazione di tranquillità.”
Ichigoni 152 .(via Dezeen)

Ichigoni 152 .(via Dezeen)

Sono le testuali parole che Tadao Ando,  premio Pritzker 2005, pronuncia quando introduce il suo primo progetto in New York, l'edificio residenziale di lusso di sette piani, noto come Ichigoni 152, recentemente ultimato e consegnato al committente.

Consueta   l’associazione del focolare domestico al concetto di tranquillità, ma apparirebbe contraddittorio collegare la stessa idea di casa a quella di santuario. L’elevazione spirituale che si esperisce in un santuario, sia esso un luogo di culto rivolto ad una entità esterna o luogo di contemplazione, non esprime  esattamente lo stato mentale collegato all'idea di comfort che noi associamo al focolare domestico, piuttosto evoca sentimenti trascendentali nel visitatore attraverso uno stato emozionale di secondo livello. 


 

D’altra parte se si confrontassero le attività cerebrali di un soggetto in situazione di relax e quella di immersione in una pratica contemplativa, si registrerebbero due configurazioni molto diverse: nel primo caso si evidenzierebbe un’attività cerebrale limitata alla rete default mode (attività di pensiero non controllato) e sarebbe il sistema parasimpatico a dominare la nostra reazione psicofisica, mentre nel secondo caso, un processo cognitivo di emozione di secondo grado, attiverebbe il sistema simpatico. 

The Church of Light - foto Thomas Medve

The Church of Light - foto Thomas Medve

La residenza Ichigoni  a  New York  si presenta, in effetti, molto più vicino ad un tempio che ad una abitazione. Le superfici molto estese e riflettenti (calcestruzzo a vista e facciata continua) rendono inevitabile il riverbero, l’arredamento minimalista proposto risulta iconico e  la vista aperta sulla metropoli determinano un forte senso di controllo (subito o praticato). 

Il risultato è un’atmosfera sofisticata e di sacra tensione, che la presenza di elementi naturali come l’acqua, la luce naturale ed il verde, non riescono ad affievolire.

Non a caso molti critici accostano tale risultato architettonico a “ La chiesa della luce” , la chiesa cristiana realizzata dallo stesso architetto nel 1989 ad Osaka. Questa risulta all'unanime una delle sue architetture più riuscite. 

A tale riguardo dobbiamo tenere presente che non solo il concetto di sacro  in oriente e in occidente trova due definizioni distanti tra loro, ma anche la idea stessa di comfort è molto diversa. L'architettura, come ogni  linguaggio, è relativa alla cultura di appartenenza: spesso è difficile proporre traduzioni "letterali" laddove i presupposti sono inconciliabili. 

Se consideriamo ad esempio un tempio buddista o taoista, esso contempla l'armonia degli opposti in natura e cerca di imitarla (acqua e montagna, oscurità  e luce),  mentre una chiesa cristiana, di qualunque epoca, tende sempre ad esprimere il razionale dominio degli elementi strutturali sul paesaggio e sul territorio.

Lasciamo quindi che siano le stesse parole dell'architetto giapponese, pronunciate contestualmente allo stesso discorso che riportiamo sopra, a fare da epilogo:

Vorrei fare qualcosa che solo un giapponese sa fare. Fare architettura con quella sensibilità che solo un giapponese può esprimere” .