Renzo Piano presenta il BUC di Trento
/“Non esiste bellezza che non contenga dentro anche il concetto di buono. Una cosa è buona-e-bella, o sennò non è né buona né bella.” – “ … Non parlo di Bellezza raggiunta (impossibile) ma di Bellezza cercata che, se c’è, è legata alla luce.“
Siamo all’inaugurazione del BUC (Biblioteca Universitaria Centrale) di Trento, avvenuta lo scorso 19 novembre, e l'architetto Renzo Piano parla dell’importanza della luce per la buona riuscita di un progetto, ne valuta le declinazioni legate alle diverse condizioni atmosferiche e alle diverse fasi del giorno.
L’architetto genovese, come tanti altri grandi del suo tempo e dei tempi passati, è molto attento alla domensione multisensoriale dello spazio che progetta, perché sa benissimo che la buona riuscita dello stesso dipende dalla qualità dell’ esperienza d’uso, la quale va oltre il puro godimento estetico-visivo e non va mai giudicata sulla base di modelli in scala o fotografie.
Il tetto in vetro è l’elemento fondamentale dell’edificio e non solo per il senso di leggerezza e preziosità che generalmente si associa a questo materiale trasparente, ma soprattutto perché consente un’illuminazione naturale diffusa in quasi tutti i punti dell’edificio. E’ un’esplosione sia di Natura Vera - per la vista sul paesaggio esterno – sia di Natura Simulata per la scelta del materiale di arredo all’interno, una massiva presenza in bambù delle scaffalature aperte ed accessibili a tutti: la chiarezza e la “percepita” tenerezza di questo legno trasmette forte l’idea di comfort, di accoglienza, di democrazia e soprattutto di benessere.
L’edificio inizialmente era stato concepito per un centro congressi e aveva previsto un tetto completamente diverso: è stato necessario infatti eliminare quest’ultimo e sostituirlo con una struttura leggera e «traspirante», che è diventata poi l’emblema del nuovo involucro.
Ma per avere un giudizio completo sull’edificio bisogna valutare l’esperienza offerta anche durante le ore buie dei lunghi pomeriggi autunnali ed invernali, per verificare che la stessa naturalità espressa di giorno sia fedelmente riproposta anche in assenza di luce solare. Le aspettative che l’utente ripone quando percorre e vive uno spazio costruito cambiano a seconda del momento della giornata, e se al mattino un tripudio di luci forti e multi - direzionali (naturali e non) sono capaci di eccitare e predisporre al vigore e alla lucidità mentale, diversamente la sera ci si aspetta che l’edificio si trasformi in un rifugio, un luogo dove ritrovare calma e pace.
Le ore serali e notturne potranno offrire all’edificio l’opportunità di rivelare maggiormente se stesso ed imporsi sul paesaggio naturale circostante, piuttosto che accoglierlo e contenerlo. Noi ci auguriamo che lo faccia nel modo migliore, senza fare rumore: in fondo una biblioteca è soprattutto un spazio pubblico che deve garantire privacy, intimità, semplicità e compostezza.
L’appuntamento quindi è a tra poche settimane, quando i 6.000 metri quadri di spazi di lettura e i 500 posti a sedere saranno finalmente a disposizione del pubblico.