Come saranno le scuole di domani?
/Le ragioni di questo insuccesso sono molteplici e se si crede che miglioramenti in campo architettonico, quali quelli legati alle migliorie tecnologiche (controllo acustico, termo-igrometrico, ecc.) o quello legato all'eco-sostenibilità, possano essere sufficienti a fornire una risposta soddisfacente alla esigenza di cambiamento, si sta navigando ancora in acque alte.
Ciò che viene principalmente messo sotto accusa è il modello pedagogico :il metodo della lezione frontale è definitamente morto ed è necessaria una rivoluzione delle configurazioni spaziali. Qualora venissero proposte nuove aule tecnologiche e digitalizzate per una scolaresca omogenea di circa 20 ragazzi, i risultati sul rendimento non sarebbero migliori. Flessibilità, mobilità, adattabilità sono le nuove parole d'ordine e questo non solo per rispondere alla "diversità" del processo cognitivo, ma anche all'individualità dello sviluppo emozionale.
Fondamentale a questo riguardo è anche l'elemento luce, la cui efficienza fotonica assume un ruolo secondario rispetto a quella circadiana. Se è vero che l'uomo è un orologio biologico che funziona al meglio quando i ritmi della sua giornata seguono l'evoluzione della luce naturale, questo implica che l'organizzazione delle attività didattiche tengano conto di questo.
L'essere umano è predisposto all'attenzione e alla concentrazione nelle ore mattutine , quando la luce passa dal giallo al blu (che solo il cielo ci offre in modo adeguato), ed affronta l'esercizio fisico in modo ottimale con la luce pomeridiana. Esperimenti scientifici provano che un distacco da questo ritmo può causare depressione e addirittura malattie irreversibili: come non tenere conto di questo aspetto quando si deve progettare un'edificio della formazione?
Fornire ai ragazzi un supporto allo sviluppo delle capacità cognitive, percettive ed emotive è prioritario rispetto al nozionismo puro; è veramente strano come questa logica sia ben applicata al protocollo delle scuole della prima infanzia e dell'età prescolare, per poi essere bruscamente interrotta per le fasi scolari successive. I bambini, almeno quelli più fortunati che hanno potuto frequentare la scuola dai primi anni di vita, vengono improvvisamente catapultati, all'età di sei anni, da una ambientazione attenta ai processi interattivi, ad una asettica scatola rettangolare che, nel migliore dei casi, risulta dotata di una "inorgogliente" lavagna multimediale. Eppure è ben risaputo che lo sviluppo di molte facoltà mentali, oltre che fisiche, si conclude solo con l'adolescenza (per esempio lo sviluppo del senso dell'orientamento si conclude a 12 anni).
Insomma, progettare una scuola oggi rappresenta una vera e propria sfida sia per la ricchezza dell'agenda, sia per l'interdisciplinarità delle competenze da coinvolgere, sia per il continuo e progressivo aggiornamento della letteratura di riferimento, cose che rendono impossibile l'adozione di uno schema o modello già esistente.
Il concorso di idee che il Ministero dell'Istruzione bandirà a breve, attraverso un fondo apposito messo a disposizione da Inail, sembra interpretare questa nuova esigenza di realizzare innovativi ambienti di apprendimento: speriamo che gli architetti accetteranno la sfida e dimostreranno di essere all'altezza.