Non solo"smart".Per una città antropocentrica
/Quando si dice "Smart City" l'idea immediatamente associata è quella di una metropoli densa, digitalizzata, interconnessa, efficiente soprattutto per l'ottimizzazione dei consumi energetici e l'informazione condivisa in tempo reale. Il tutto è al servizio delle istituzioni, delle aziende e, in ultimo, del privato cittadino. Tralasciando la questione su quanto questo sia vero sulla carta e quanto nella realtà, c'è da osservare che il modello "intelligente" trascura quello che dovrebbe essere il principale obiettivo della pianificazione territoriale: il benessere spirituale e sociale, nonché intellettuale, del cittadino. L'agglomerato, sia esso urbano che rurale, è espressione e testimonianza della cultura di un luogo, e, in quanto tale, detiene la responsabilità digestire e governare una vita sociale salubre, attraverso l'espressione di valori etici e spirituali che si esprimono con segni, suoni, odori.
Per avere un'idea dell'importanza che un singolo segnale può avere sulla nostra mente consideriamo, da sola, l' esperienza visiva. Un qualunque elemento che si incontra lungo un percorso viario viene sottoposto a una duplice interpretazione e codificazione: quella della visione centrale, che interpreta il suo significato intrinseco, e quella della visione periferica che lo colloca in un contesto scenico e lo carica di significati aggiunti fatti di ambientazione e eventi correlati. Damasio(1) sovrappone a questo doppio momento percettivo l'emozione primaria - di natura primitiva - e quella secondaria, di livello superiore, con la quale si forma la "sensazione" che caratterizza le nostre esperienze di vita e che quindi definisce i nostri comportamenti.
Questa semplice considerazione fatta solo sulla esperienza visiva ci fa capire l'importanza che un determinato contesto urbano può avere sulla caratterizzazione di un gruppo, di un popolo.
Se consideriamo il fatto che l'esperienza di noi umani è sempre multisensoriale, si intuisce che la responsabilità che ci investe nella definizione degli spazi urbani è enorme, nonostante sistimi che impieghiamo mediamente solo il 10% della nostra giornata negli spazi esterni. E se è vero che la complessità che pervade le metropoli apre a problemi di carattere pratico e numerico, come la gestione dei flussi e la distribuzione dei beni, è necessario anche adoperare strategie del design urbano per migliorare il benessere psicofisico dell'individui, prevedendo e definendo un "mentalscape" (2) positivo.
L'essere umano è l'interazione con il territorio in cui cresce e vive: con esso egli stabilisce un rapporto simbiotico che lo trasforma costantemente con effetti nei tempi brevi, medi e lunghi. Creare le condizioni ideali che evitino l'insorgere di fattori stressanti e che possano migliorare le nostre capacità intellettive è possibile strumentalizzando le numerose variabili che caratterizzano il luogo. Tracciati viari di facile decodificazione, facciate di edifici che considerino la loro potenzialità espressiva, aree verdi, installazioni artistiche, sono tutte occasioni per offrire esperienze rigeneranti.
Una città in armonia con il nostro benessere mentale può strumentalizzare i suoi elementi per offrire una positiva esperienza estetica: il passeggio lungo le strade, l'accesso ai mezzi di trasporto, le pause e le soste,che venga fatto in modo consapevole o non, possono diventare delle vere e propriepratiche contemplative che ci aiutano a vincere le ansie, a gestire lo stress, a modulare le emozioni, a migliorare le nostre capacità intellettive.
Note:
(1) Antonio R. Damasio, L'errore di Cartesio. Emozione, ragione e cervello umano, Adelphi, 1995
(2) Marteen Jacobs, The production of mindscapes: a comprehensive theory of landscape experience, 2006