Lo "spettro" del LED avanza ... ma non fa paura

LED è un acronimo che deriva dall'inglese Light Emitting Diode (Diodo a emissione di luce) . Grazie alla sua capacità di emettere luce con costi energetici bassissimi  è diventato il simbolo dell'efficienza energetica luminosa nella progettazione degli spazi . All'origine il Led trovava applicazione esclusivamente in elettronica - tutti dovrebbero ricordare le piccole lucine rosse dei circuiti - poi lentamente la gamma dei colori si è arricchita grazie alla disponibilità della luce gialla e poi di quella verde, mentre parallelamente migliorava anche la qualità della luce.

Nabana No Sato - Winter Illumination.  (foto: tulipanorosa.blogspot.it )

Nabana No Sato - Winter Illumination.  (foto: tulipanorosa.blogspot.it )

La grande rivoluzione è avvenuta con l'avvento del LED blu, che ha consentito la produzione di una luce bianca e quindi ha reso questo sistema di illuminazione  finalmente in grado di competere con le altre tipologie di lampadine più comuni (le lampade fluorescenti , che nonostante contenessero mercurio andavano già a sostituire le lampadine a incandescenza).  

In nome di una nobile causa a favore del risparmio energetico e della sostenibiltà si è verificata una corsa alla sostituzione delle vecchie lampadine nei diversi apparecchi luminosi, con effetti però negativi. Ci è voluto poco perché l'utente medio si rendesse conto del calo di qualità dell'illuminazione e percepisse in modo sempre più consapevole quel senso di fastidio causato innanzitutto dalla cattiva resa del tono della luce. E' sembrato a molti di ricadere nel baratro della depressione causata dal vecchio neon  che illuminava gli ambienti di servizio e le cucine negli anni '70. 

Da allora è cominciato un braccio di ferro tra l'avanguardia tecnologica, pronta a  garantire puntualmente prestazioni sempre più migliorate del LED, ed i molti progettisti ancora legati ai prodotti tradizionali in quanto garanti di una qualità luminosa ineguagliabile.

la melatonina regola il ritmo circadiano e si produce in assenza di luce.

la melatonina regola il ritmo circadiano e si produce in assenza di luce.

Se all'origine era solo la resa estetica scadente della luce fredda ( intesa in senso semantico ed espressa in kelvin come temperatura di colore piuttosto alta) a generare una forte ostilità nei confronti del LED,  in seguito si è schierata contro anche la ricerca scientifica, promotrice di un nuovo concept della progettazione luminosa.  L'illuminazione umanocentrica - in inglese humanocentric lighting, HCL- pone il benessere psico-fisico dell'utente/occupante, e non più il risparmio energetico,  come principale obiettivo nella progettazione degli ambienti, e si basa sulla scoperta degli effetti deleteriche una illuminazione qualitativamente inadeguata possa avere sulla nostra salute.

Nel 2001 è stato identificato all'interno dell'occhio umano un terzo tipo di fotorecettore , distinto dai coni  e dai bastoncelli, responsabiliesclusivamente della resa visiva , il quale è particolarmente sensibile alla luce blu (onde corte nello spettro del visibile) ed agisce direttamente sul buon funzionamento del nostro ritmo circadiano, ovvero sulla regolazione del ciclo sonno -veglia e dei vari processi che seguono a catena , responsabili delnostro equilibrio psico-fisico. In poche parole si è scoperto che l'occhio umano è un rilevatore di luce blu, cioè della luce naturale della prima fase della giornata: la completaprivazione di quest'utlima, così come una sua somministrazione nei momenti sbagliati, come la sera,  può distruggere l'equilibrio neurofisiologico anche nei non vedenti. Questa scoperta apre nuove sfide in campo scientifico ma soprattutto genera un forte dilemma a livello di mercato e normativo, perchè le condizioni che stimolano questo nuovi recettori non sono le stesse condizioni che assicurano un'ottima visibilità e tanto meno rispondono ai principi di sostenibilità economica.

Il ruolo del LED in questi ultimi anni , caratterizzati da una grande innovazione tecnico-scientifica,  rimane centrale.  Esso rappresenta ancora la soluzione migliore negli ambientiprivi di luce naturale specialmente durante il giorno, per la sua capacità diriprodurre una temperatura di coloremolto vicina a quella della luce del cielo azzurro ed attraverso una resa spettrale molto più omogenea rispetto alla  freddissima lampada fluorescente. Ma nelle ore serali la luce alogena  rivendica ancora la sua maggiore efficacia estetica e salutogenica, nonostante il suo elevato dispendio energetico che avrebbe determinato, da parte della Commissione Europea, la decisione di fissarne  il "phase out" per il settembre 2016(ad esclusione degli spotlight e dei riflettori e le lampade da tavolo che invece rimangono nel mercato).

Sistema luminoso a moduli 50X50 ciascuno contenente 200 diodi e generante 16milioni di tonalità . Fraunhofer Institute, Stoccarda

Sistema luminoso a moduli 50X50 ciascuno contenente 200 diodi e generante 16milioni di tonalità . Fraunhofer Institute, Stoccarda

La recentissima evoluzione del "tunable" LED , ha poi segnato un ulteriorepasso in avanti nella capacità di offrire , con una sola fonte luminosa , una luce regolabile per le diverse esigenze temporali ,di ambientazione e di benessere; il tutto  con una precisione, risoluzione spettrale e brillantezza superiore alle altre più comuni sorgenti di luce. 

 Al momentoi costi sono ancora poco competitivi, ma l'andamento evolutivodella tecnologia LED lascia molto spazio all'ottimismo, al punto da spingere laCommissione Europea ad estendere la scadenza del phase out delle alogene - sopra citata-  fino a settembre 2018. La speranza è che il tempo possa favorire la disponibilità di tecnologie sostitutive più competitive anche dal punto di vista commerciale e rendere il fenomeno del  "relamping"  quanto più graduale e ben accetto da tutti.

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Giusi Ascione

Architetto abilitato dal 1992, LEED Green Associate, con un’esperienza decennale all’estero presso studi di progettazione internazionali (Burt Hill, EMBT/ RMJM, Forum Studio/Clayco). Rientra in Italia nel 2008 per avviare ABidea, dedicato alla progettazione e al retrofit. Nel frattempo presta consulenza presso Proger Spa, NeocogitaSrl, collabora con il GBCItalia. Consulente architetto per spazi rigeneranti e formatore di CFP per architetti, è coinvolta anche in attività di ricerca interdisciplinare centrata sulle relazioni tra il comportamento umano e lo spazio costruito. (EBD - Environmental Psychology)

L' Environmental Psychology applicata ai luoghi per la salute mentale.

In questo blog si parla principalmente di come gli spazi possono aiutare migliorare il benessere dei suoi occupanti, intendendo per benessere soprattutto quello mentale, senza il quale ogni virtualismo estetico o tecnologico fine a se stesso può risulatre inutile se non deleterio. L'occupante di riferimento prinicipale è qui l'utente sano, che non presenta particolari disabilità percettive o cognitive.

Non dobbiamo ignorare però che la maggior parte delle scoperte neuroscientifiche sul funzionameto del nostro cervello e dell'intero sistema nervoso sono avvenute grazie al monitoraggio e alla disponibilità di dati fisiologici delle persone affette da diverse patologie mentali, vuoi per traumi , vuoi per malformazioni genetiche.

La call per il workshop MAdindesign .  Foto dal sito 

La call per il workshop MAdindesign .  Foto dal sito

 

 

Lo svilupparsi di nuovi e diversi campi interdiscilinar in questa area di ricerca confermano l'attendibilità di questo nuovo filone. Ma se si pensa che gli attributi spaziali possano migliorare le nostre prestazioni mentali non si può evitare di valutare la possibilità di concepire spazi dedecati al miglioramento delle condizioni psicofisiche delle persone condisabilità mentali specifiche. E' degno di segnalazione, a tal proposito, l' iniziativa minD Mad in Design  , un progetto didattico e culturale supportato dalla Fondazione CEUR di Torino, che ha come obiettivo finale  la riconfigurazione delle strutture psichiatriche  attraverso la sperimentazioni di spazi più inclusivi rispetto alle persone che presentano fragilità mentali. Questa iniziativa cerca di mettere sul tavolo le problematiche psichiatriche e di trovare soluzioni attraverso il  confronto con le competenze legate alla progettazione.

Attraverso la partecipazione diretta di persone seguite dai servizi di salute mentale, MinD diventa il luogo dove sperimentare e verificare i risultati anche clinici di una cultura del design intesa come processo creativo, comprensivo di un ampio bagaglio di strumenti, nozioni ed esperienze.

Nel bando sono raccolte tutte le informazioni per inviare le candidature. Il termine ultimo per presentare il CV, la lettera motivazionale e l'eventuale portfolio (nel caso di designer e architetti) è il 5 febbraio 2017 alle ore 12.00.

Iniziative come queste servono anche a cambiare la percezione che si ha delle diverse problematiche sociali e l'approccio con cui queste vengono affrontate.

Segnalerei a tal proposito il problema grande, anche dal punto di vista numerico, rappresentato dalla gestione dell'anziano malato, che sia affetto da Alzheimer o solo da semplice e naturale demenza senile. Si tratta di una fetta della popolazione molto ampia che è destinata sempre più a crescere di numero, e che riguarda noi tutti in modo più o meno diretto. Le RSA sparse sul territorio nazionale evidenziano la necessità di ricorrere a nuove stategie di intervento per affrontare problematiche spesso trascurate o ignote. Tra queste soprattutto l'alto livello di stress a cui sono sottopostilo staff (care givers), costantemente in contatto con questa realtà difficile, ed i parenti, o chiunque sia incoaricato della cura di queste persone.

Approfondiremo in seguito questo delicato argomento.

 

 

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Giusi Ascione

Architetto abilitato dal 1992, LEED Green Associate, con un’esperienza decennale all’estero presso studi di progettazione internazionali (Burt Hill, EMBT/ RMJM, Forum Studio/Clayco). Rientra in Italia nel 2008 per avviare ABidea, dedicato alla progettazione e al retrofit. Nel frattempo presta consulenza presso Proger Spa, NeocogitaSrl, collabora con il GBCItalia. Consulente architetto per spazi rigeneranti e formatore di CFP per architetti, è coinvolta anche in attività di ricerca interdisciplinare centrata sulle relazioni tra il comportamento umano e lo spazio costruito. (EBD - Environmental Psychology)

Renzo Piano presenta il BUC di Trento

Renzo Piano     foto da artemagazine

Renzo Piano     foto da artemagazine

Non esiste bellezza che non contenga dentro anche il concetto di buono. Una cosa è buona-e-bella, o sennò non è né buona né bella.”  –  “ … Non parlo di Bellezza raggiunta (impossibile) ma di Bellezza cercata che, se c’è, è legata alla luce.“
 

Siamo all’inaugurazione del BUC (Biblioteca Universitaria Centrale)  di Trento, avvenuta lo scorso 19 novembre, e l'architetto Renzo Piano parla dell’importanza della luce per la buona riuscita di un progetto, ne valuta le declinazioni legate alle diverse condizioni atmosferiche e alle diverse fasi del giorno.

L’architetto genovese,  come tanti altri grandi del suo tempo e dei tempi passati, è molto  attento alla domensione multisensoriale dello spazio che progetta, perché sa benissimo che la buona riuscita dello stesso dipende dalla qualità dell’ esperienza d’uso, la quale  va oltre il puro godimento estetico-visivo e non va mai giudicata sulla base di modelli in scala o fotografie. 

Il tetto in vetro è l’elemento fondamentale dell’edificio e non solo per il senso di leggerezza e preziosità che generalmente si associa a questo materiale trasparente, ma soprattutto perché consente un’illuminazione naturale diffusa in quasi tutti i punti dell’edificio. E’ un’esplosione sia di Natura Vera - per la vista sul paesaggio esterno – sia di Natura Simulata  per la scelta del materiale di arredo all’interno, una  massiva presenza in bambù delle scaffalature aperte ed accessibili a tutti: la chiarezza e la  “percepita” tenerezza di questo legno  trasmette forte l’idea di comfort, di accoglienza, di democrazia e soprattutto di benessere.

L’edificio inizialmente era stato concepito per un  centro congressi e aveva previsto un tetto completamente diverso: è stato necessario infatti eliminare quest’ultimo e sostituirlo con una struttura leggera e «traspirante», che è  diventata poi l’emblema del nuovo involucro.

Il momento dell'inaugurazione . Crediti:  G. Ascione

Il momento dell'inaugurazione . Crediti:  G. Ascione

Ma per avere un giudizio completo sull’edificio bisogna valutare l’esperienza offerta anche durante le ore buie dei lunghi pomeriggi autunnali ed invernali, per verificare che la stessa naturalità  espressa di giorno sia fedelmente riproposta anche in assenza di luce solare. Le aspettative  che l’utente ripone quando percorre e vive uno  spazio costruito cambiano a seconda del momento della  giornata, e se al mattino un tripudio di luci forti e multi - direzionali (naturali e non) sono capaci di  eccitare e predisporre al vigore e alla lucidità mentale, diversamente la sera ci si aspetta che l’edificio si trasformi in un rifugio, un luogo dove ritrovare calma e pace.

Le ore serali e notturne potranno offrire all’edificio l’opportunità di rivelare maggiormente se stesso ed imporsi sul paesaggio naturale circostante, piuttosto che accoglierlo e contenerlo.  Noi ci auguriamo che lo faccia nel modo migliore, senza fare rumore: in fondo una biblioteca è soprattutto un spazio pubblico che deve garantire privacy, intimità,  semplicità e compostezza.

L’appuntamento quindi è a tra poche settimane, quando i 6.000 metri quadri di spazi di lettura e i 500 posti a sedere saranno finalmente a disposizione del pubblico.

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Giusi Ascione

Architetto abilitato dal 1992, LEED Green Associate, con un’esperienza decennale all’estero presso studi di progettazione internazionali (Burt Hill, EMBT/ RMJM, Forum Studio/Clayco). Rientra in Italia nel 2008 per avviare ABidea, dedicato alla progettazione e al retrofit. Nel frattempo presta consulenza presso Proger Spa, NeocogitaSrl, collabora con il GBCItalia. Consulente architetto per spazi rigeneranti e formatore di CFP per architetti, è coinvolta anche in attività di ricerca interdisciplinare centrata sulle relazioni tra il comportamento umano e lo spazio costruito. (EBD - Environmental Psychology)

Empatie e antipatie: origini e sviluppi dell’architettura esperienziale.

La neuro-architettura negli ultimi anni sta definendo in modo sempre più chiaro i suoi campi di indagine, risultando un riferimento sempre più importante nella evoluzione della pratica progettuale. Il paradigma del progetto si arricchisce e assume nuove declinazioni grazie ai contributi scientifici che forniscono evidenze di processi omeostatici (processi di autoregolazione per l’adattamento ai cambiamenti delle condizioni ambientali) che vanno oltre gli aspetti puramente biologici (cellulare, molecolare e organismico) generalmente considerati. Alcuni spazi soddisfano gli occupanti più di altri, e spesso non si capisce quale sia il fattore che determina questo plus valore di tipo qualitativo: esso va oltre l’apprezzamento estetico/visivo o funzionale, mentre si avvicina ad una rigenerante esperienza multisensoriale, la quale rende questi spazi più rispondenti alle nostre aspettative e quindi empatici.

Bruder Klaus Field Chapel di Peter Zumthor .                 Fonte: www.arpadphotography.com

Bruder Klaus Field Chapel di Peter Zumthor .                 Fonte: www.arpadphotography.com

L’architettura esperienziale, o anche architettura aptica così come è definita da Pallasmaa, si insinua in un particolare ambito della neuro-architettura che però soffre molto le controversie che caratterizzano il dibattito scientifico di riferimento. Nel caso specifico ci riferiamo ai neuroni specchio nell’essere umana e alla diatriba sulla effettiva funzione che questi abbaino all’interno del nostro sistema nervoso. Non entreremo adesso nel merito delle diverse interpretazioni che sono state attribuite a queste piccole unità cellulari (rimandiamo la trattazione di tale argomento ad un futuro articolo), ma andiamo invece a considerare correnti di pensiero molto pertinenti al tema in questione, ma che risalgono a tempi remoti. Parliamo di oltre due secoli fa, quando le tecniche neurofisiologiche e di neuroimmagine non esistevano ancora. Nel diciannovesimo secolo filosofi e psicologi affrontavano con profondità i temi dell’empatia dello spazio, e lo facevano relativamente all’estetica, dal momento che la percezione visiva costituiva il tema centrale nel dibattito culturale psicologico dell’epoca.

Ritratto Vernon Lee di J.S.Sargent 

Ritratto Vernon Lee di J.S.Sargent 

Se infatti il termine empatia era originariamente riferito alla capacità di comprendere a pieno lo stato d'animo altrui, a partire dalla metà del 1700 ha assunto la sua accezione riferita alla dimensione spaziale. E’ l’epoca in cui i filosofi tedeschi facevano riferimento al termine einfuhling, o meglio, al verbo eimfuhlen, che significa letteralmente "sentire in”, per indicare il significato di appartenere a , essere associato con. Si incominciò poi a parlare di empatia relativamente agli oggetti inanimati grazie a Vernon Lee, donna intellettuale inglese nata in Francia nel 1848, che trascorse la maggior parte del la sua vita in Italia e che subì l’influenza di filosofi e psicologi tedeschi come Lipps e Groos. Il vero nome di Vernon Lee era Violet Paget ed era conosciuta principalmente come scrittrice piuttosto che per le sue ricerche (destino comune per tutte le donne di quel periodo), ma può ora essere considerata una delle fondatrici della psicologia estetica. E’ stata lei la prima ad asserire che la percezione di un oggetto è caratterizzata da episodi di risonanza simpatetica all'interno del nostro corpi, e che possiamo usare questa esperienza corporea come strumento di indagine. Tale sua interpretazione meccanica e callistenica della percezione degli oggetti inanimati risulta abbastanza spinta anche per i tempi in cui viveva. Riportiamo di seguito un passo in cui lei stessa descrive la sensazione corporea che si innesca alla visualizzazione di una semplice brocca di vetro: 

… sento la pressione sui miei piedi sul pavimento quando guardo la base, ed una sensazione di ascesa quando guardo la sua forma per intero, ed una pressione sul mio capo quando visualizzo le sporgenze del bordo superiore …

Nel corso del tempo è accaduto che la scienza sia diventata sempre più empirica e basata su accertamenti di dati comportamentali misurabili e confrontabili, sminuendo la dimensione introspettiva. Molti campi di indagine in cui contava la dimensione soggettiva sono stati privati di validazione scientifica, lasciando molte questioni insolute e diventando sterili. Eppure ancora adesso, se cerchiamo il termine empatia in dizionari di filosofia e psicologia di non molti anni fa (1) troviamo che la definizione riprende i concetti esperienziale dei secoli scorsi, riferendosi quindi prevalentemente all’esperienza corporea nella percezione degli oggetti spaziali inanimati. Un esempio esplicativo tipico è quello della colonna e della tendenza di noi umani ad identificarci con essa, in modo tale da sentirci scomodi e inadeguati a sostenere il peso sorretto quando vediamo la stessa essere molto sottile, oppure, se la colonna è tozza, di percepirci come grossi e goffi. Questa interpretazione dell’esperienza percettiva, spogliata dagli eccessi formali della Lee, si avvicina molto anche alle teorie contemporanee dell’ embodied cognition e della situatedness, le quali affermano che l’esperienza del mondo che ci circonda avviene nella stessa misura sia attraverso il corpo che attraverso la mente. Si tratta di correnti di pensiero che creano spaccature all’interno della categoria di neuro-scienziati e che lasciano perplessi anche gli architetti, dal momento che fa riferimento a livelli di sensibilità, o meglio di sensorialità, che non è tipica degli umani tutti ed è ancora troppo legato all’arbitrarietà del pensiero soggettivo.

Immagine di Giuseppina Ascione

Immagine di Giuseppina Ascione

Al momento, però, ci sono altri campi di indagine neuroscientifica che hanno finalità pratiche nella disciplina architettonica, e sono tutti argomenti che - pur sottintendendo la connessione mente/corpo - riportano risultati scientifici oggettivi, di immediata applicazione in campo progettuale, e gettano le basi per ulteriori campi di indagine. Lo spazio costruito ha un forte potenziale come strumento di benessere dal momento che può interferire nel dialogo continuo tra il nostro sistema nervoso e il resto del nostro organismo: se il dialogo è costruttivo, questo andrà beneficio del nostro sistema neurofisiologico e del nostro stato di benessere. Pertanto gli architetti sono invitati a non coltivare alcun scetticismo sul rapporto interdisciplinare: il lavoro sperimentale condiviso dalle neuroscienze e della architettura è solo all’inizio del suo percorso, e non è escluso che in questo processo si possano trovare i punti di connessione tra campi di indagine attraverso il superamento delle apparenti dicotomie.

  1. The Oxford Companion to the Mind R.L.Gregory, Oxford U.Press, 1987
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Giusi Ascione

Architetto abilitato dal 1992, LEED Green Associate, con un’esperienza decennale all’estero presso studi di progettazione internazionali (Burt Hill, EMBT/ RMJM, Forum Studio/Clayco). Rientra in Italia nel 2008 per avviare ABidea, dedicato alla progettazione e al retrofit. Nel frattempo presta consulenza presso Proger Spa, NeocogitaSrl, collabora con il GBCItalia. Consulente architetto per spazi rigeneranti e formatore di CFP per architetti, è coinvolta anche in attività di ricerca interdisciplinare centrata sulle relazioni tra il comportamento umano e lo spazio costruito. (EBD - Environmental Psychology)

Gli Spazi Contemplativi: un nuovo approccio alla progettazione

 Pratiche contemplative: aree applicative  e tipologie spaziali connesse.     Immagine di Giuseppina Ascione 

 Pratiche contemplative: aree applicative  e tipologie spaziali connesse.     Immagine di Giuseppina Ascione 

 

L’omeostasi (fisiologica) è la capacità del nostro corpo di adattarsi costantemente alle condizioni ambientali circostanti. Questi adattamenti del corpo, necessari per la nostra sopravvivenza, operano attraverso una serie complessa di reazioni metaboliche. Sudiamo quando abbiamo caldo  e abbiamo sete quando l'ambiente circostante è troppo secco, e tutto questo per raggiungere equilibri dinamici che richiedono continui cambiamenti. Molto spesso tali cambiamenti avvengo senza che noi ne siamo consapevoli, e solamente nel caso di variazioni improvvise e intense noi avvertiamo la sensazione di sentirci meglio o peggio, a seconda di quanto il nuovo stato di equilibrio  risulti benefico o stressante.

Esiste una forte analogia tra il modo in cui la nostra mente ed il nostro corpo reagiscono ai valori alle caratteristiche ambientali ed è per questo importante che i progettisti siano consapevoli del fatto che una specifica  scelta di determinati attributi spaziali può determinare altrettanto specifici stati mentali degli occupanti, siano essi di tipo emotivo, cognitivo o relazionale.

Le chiese sono i primi esempi di progettazione che sfruttano parametri fisici per evocare uno stato mentale particolare. Nelle culture cristiane, questi tipi di edifici sono stati costruiti con l'obiettivo di consolidare la fede in un ente superiore e di spingerlo in un atto di dipendenza e umiltà attraverso la manifestazione di riti collettivi.  

John P. Eberhard nel suo libro (1) distingue gli "spazi spirituali" dagli "spazi sacri": i primi sono designati a scopi religiosi mentre i secondi cercano esclusivamente di evocare al visitatore sensazioni trascendentali. In entrambi i casi, però, siamo ben lontani da quello che uno stato contemplativo della mente è, vale a dire un’osservazione profonda del proprio  stato mentale.

Sala di preghiera/meditazione -Aeroporto di Monaco.  Foto di Giuseppina Ascione

Sala di preghiera/meditazione -Aeroporto di Monaco.  Foto di Giuseppina Ascione

Ogni attività legata alle diverse destinazioni di uso, siano esse riferiti a scuole, a uffici, a centri commerciali, ecc.,  richiederebbe uno spazio contemplativo specifico per una specifica pratica di meditazione. La meditazione migliora la qualità della nostra vita non solo perché aiuta a liberarci dai cattivi sentimenti legati allo stress, l’ansia e la depressione, ma è addirittura strumentale al raggiungimento o miglioramento delle competenze specifiche richieste. Una breve pausa dedicata alla cura della propria persona, e che non sia solo di tipo fisico, può aiutare nel lavoro a rigenerarsi mentalmente e aumentare la creatività, mentre nelle scuole i bambini sono aiutati a raggiungere un migliore stato attentivo e bilanciare gli impulsi alla iperattività. 

Le acquisite capacità di trasformazione e di sviluppo derivanti da pratiche contemplative , unite all'ondata innovativa portata dalla tecnologia invisibile, e sulle basi di un progresso più sostenibile e responsabile, stanno cambiando l'identità di essere umano, il quale sente la necessità di comprendere e definire meglio  la sua individualità  al fine di poterla meglio controllare. 

 

         Routine quotidiana.        Immagine di Giuseppina Ascione 

         Routine quotidiana.        Immagine di Giuseppina Ascione 

Gli effetti benefici della contemplazione in ogni aspetto della nostra vita sta per arricchire la nostra routine quotidiana e diventare una attività fondamentale come il mangiare ed il dormire. Ciò significa che l’intero programma e paradigma progettuale va rivisitato  per poter affrontare la nuova complessità. Le variabili di riferimento per questo cambiamento sono diverse ed interagenti: le diverse aspettative performative, i diversi background culturali, i relativi profili psicologici individuali vanno tutti coordinati con la scelta tra le diverse pratiche  contemplative di riposta ad ogni singolo caso.

Note 1: "Brain Landscape. The Coexistance of Neuroscience and Architecture" John Paul Eberhard, Oxford 2009

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Giusi Ascione

Architetto abilitato dal 1992, LEED Green Associate, con un’esperienza decennale all’estero presso studi di progettazione internazionali (Burt Hill, EMBT/ RMJM, Forum Studio/Clayco). Rientra in Italia nel 2008 per avviare ABidea, dedicato alla progettazione e al retrofit. Nel frattempo presta consulenza presso Proger Spa, NeocogitaSrl, collabora con il GBCItalia. Consulente architetto per spazi rigeneranti e formatore di CFP per architetti, è coinvolta anche in attività di ricerca interdisciplinare centrata sulle relazioni tra il comportamento umano e lo spazio costruito. (EBD - Environmental Psychology)

Floating break: 20 minuti di ricarica

Le nuove conoscenze acquisite in campo neurofisiologico hanno aperto la strada ad un modo tutto nuovo di concepire la cura di se stessi, intesa ormai non solo al  miglioramento delle  qualità estetiche e delle performance  fisiche.  L'Edonismo  degli anni  '80 è ormai lontanissimo e la celebrazione della bellezza fine a se stessa batte gli ultimi colpi, poiché sembra essere assorbita all'interno di una nuova visione della cura del sè, quella che  mira soprattutto all' empowerment, cioè ad un miglioramento delle proprie capacità emotive e cognitive. Attualmente l'uomo è alla ricerca di un equilibrio interiore, di un'approccio olistico per la risoluzione  delle situazioni stressanti, e di conseguenza luoghi come le spa, le palestre ed i centri estetici di vecchia concezione si vedono costrette ad adeguarsi  alla nuova domanda.

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Foto  di Francesco Moretti 

A che pro sperare di diventare più belli e prestanti se poi la vita ci trova impreparati e deboli ad affrontare le sfide sociali e emotive?  Tale richiamo è avvertito da tutte le categorie sociali : lavoratori, pensionati, studenti.

Si tratta di un fenomeno molto simile a quello che si sta  verificando nel mondo della progettazione architettonica, dove i facili consensi per le forme libere e trasgressive delle archi-star lasciano il posto al crescente apprezzamento verso una nuova funzionalità, che pone il benessere psicologico e fisico dell'occupante al primo posto rispetto ai virtuosismi di stile.

Assistiamo quindi ad una trasformazione dei servizi dedicati alla salute del corpo per l'adeguamento alla nuova utenza che riconosce l'imprescindibilità del benessere fisico da quello sociale, mentale e spirituale.

 

Questo spiega il successo del lancio, al Salone del Mobile 2016 , di un nuovo prodotto, che pur destinato alle Spa ed ai centri di Bellezza e Benessere tradizionali, si presenta come una integrazione di idee innovative tali da poter rivoluzionare l'organizzazione del quotidianità in diversi contesti.

Zero Body (prodotto da Starpool S.r.l.) è il nome di un lettino per il rilassamento sfrutta gli effetti benefici del galleggiamento legati alla deprivazione sensoriale e che sono ormai noti in letteratura scientifica. Negli Stati Uniti sono già numerosi i centri che offrono servizi simili a questo, ed ogni anno la città di Portland ospita la "Float Conference" per promuovere la pratica e favorire la formazione di una grande comunità fatta di ricercatori, produttori e gestori dei centri dedicati. 

 

Gli effetti del galleggiamento consistono in una risposta di rilassamento, e cioè una maggiore attivazione del sistema nervoso parasimpatico: il ritmo cardiaco diminuisce, la pressione arteriosa diminuisce, il ritmo respiratorio rallenta, e a catena una serie di altri effetti che sono diametralmente opposti a quelli indotti dalla risposta da stress, che attiva maggiormente il sistema nervoso simpatico. Le condizioni favorevoli indotte pertanto dal galleggiamento e dalla attenuazione della stimolazione sensoriale, attraverso anche una illuminazione adeguata, favoriscono l’induzione di stati mentali contemplativi, quali la mindfulness. Tutto ciò viene facilitato con l'offerta congiunta di un'applicazione/guida (Nu Relax - prodotto da Neocogita S.r.l.), la quale aiuta a scegliere e a seguire, passo passo, i diversi percorsi meditativi. A seconda delle esigenze personali si può optare per un percorso che favorisce uno stato di completa calma o di stabilità,  oppure ci si può predisporre ad uno stato mentale creativo e brillante.

Il design è semplice ed essenziale: il materasso ad acqua è riempito in modo da neutralizzare  al massimo la sensazione del proprio peso, per simulare appunto la sensazione di galleggiamento. Inoltre la differenza di temperatura tra il proprio corpo e l'elemento di appoggio viene quasi annullata per ridurre al minimo la percezione del proprio corpo e migliorare  l'efficacia a livello neurofisiologico. Si evita pertanto il contatto diretto del corpo con l'acqua, con conseguente vantaggio di consentire questa  pratica rilassante in diversi contesti, anche quelli lavorativi,  in cui il fattore tempo è molto importante.

Non sottovalutiamo le conseguenze sociali che la  tendenza di tale pratica potrebbe avere in futuro, specialmente se il servizio si apre indistintamente a tutti (si pensi ad uffici, edifici istituzionali, che mettano questo servizio a disposizione dello proprio organico). Si ritornerebbe al vecchio concetto delle terme romane. e cioè di luogo pubblico che offre a chiunque impianti igienico-sanitari  di ultima generazione.

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Giusi Ascione

Architetto abilitato dal 1992, LEED Green Associate, con un’esperienza decennale all’estero presso studi di progettazione internazionali (Burt Hill, EMBT/ RMJM, Forum Studio/Clayco). Rientra in Italia nel 2008 per avviare ABidea, dedicato alla progettazione e al retrofit. Nel frattempo presta consulenza presso Proger Spa, NeocogitaSrl, collabora con il GBCItalia. Consulente architetto per spazi rigeneranti e formatore di CFP per architetti, è coinvolta anche in attività di ricerca interdisciplinare centrata sulle relazioni tra il comportamento umano e lo spazio costruito. (EBD - Environmental Psychology)

Gaming Architecture per le Neuroscienze

Gamification* come soluzione per integrare le neuroscienze con le altre discipline architettoniche ? 

La notizia della morte di Zaha Hadid che giunge poco dopo la cancellazione del suo progetto per le Olimpiadi di Tokyo, e dopo la dichiarazione del presidente cinese Xi Jinping sul non voler più promuovere "architettura strana",credo segni la fine di un'era. Il pragmatismo prenderà nuovamente piede e soppianterà la forza immaginativa e innovativa liberata dalla rivoluzione digitale. Credo che le  ambizioni in questo  periodo siano (stati) molto positivi ed in una certa misura siano riusciti ad inspirare le persone attraverso spazi sorprendenti.

Zaha Hadid - Terminal di Daxing (Immagine by Deezen)

Zaha Hadid - Terminal di Daxing (Immagine by Deezen)

Ho condiviso questa ambizione. Quando lavoravo al mia tesi di  laurea ho manifestato questa miaingenua ambizione con le seguenti parole: "Gli ambienti che creo siano spazi del cambiamento, sedi di scoperte scientifiche, luoghi in cui le persone si innamorano, luoghi dove grandi organizzazioni nascono e imploranti cause vengono perorate. Voglio creare luoghi dove le leggi di Newton sono insegnati agli Einstein del futuro e dove venga celebrata la formulae= mc2".Questa affermazione mi ricorda la call ambiziosa di Giuseppina Ascione per un approccio equilibrato alla progettazione che utilizza i principi umano-centrici della progettazione (HCD). 

Ora siedo in un posto dove è facile perdersi in minuzie edimenticare quelle che erano le mie motivazioni originali.

La sovrapposizione tra neuroscienze e l'architettura riapre adesso un piccolo scorcio sulla mia ambizione iniziale. Credo che le questioni circa la logistica o la collaborazione neuroscienze/architettura facciano ormai parte del pensiero di professionisti e studiosi di tutto il mondo e rendano possibile  raggiungere tale traguardo.

Spesso si verifica che più sono gli esperti coinvolti  in un processo , iù questo diventa inefficiente. Eppure, essendo io amante della complessità, immagino che il cliente perfetto sia quello disposto a riunire gli esperti di molte discipline, per cogliere le diverse sfumature e raggiungere la magnificenza: gli UX designer, gli ingegneri ergonomici, i designer industriali, gli storici, i pianificatori, gli urbanisti, gli artisti, gli esperti di Feng Shui, i neurofisiologi, ecc.. 

Tuttavia una tale complessità richiederebbe un enorme sforzo da parte della burocrazia governativa per potere stare al passo. Facilmente ci si troverebbe di fronte a progetti senza fine, o che non realizzano fedelmente leidee iniziali, ( eventualmente con un aumento del loro costo). Un approccio diverso potrebbe essere proposto attraverso una sorta di gamification(1) ed un’analisi  dei problemi che si svolga attraverso un confronto alla pari tra diversi attori . Può la gamification essere una soluzione progettuale che ci permette di integrare le neuroscienze nelle discipline del design ?

La gamification presenta in sé implicazioni neurologiche che possono favorire e aumentare la produttività tra soggetti e dei soggetti. Un articolo dal Pew Research Center di Anderson e Rainie del 2012 racconta: "… i neuroscienziati stanno scoprendo sempre di più sui modi in cui gli esseri umani reagiscono a tali metodi di design interattivo. Si dice che tali interazioni causino reazioni chimiche che ci fanno sentire bene e alterano le nostre risposte agli stimoli migliorando i tempi di reazione, per esempio,  e in certe situazioni addirittura l'apprendimento, la partecipazione e la motivazione". 

Questo migliora ulteriormente la nostra possibilità di includere esperti nel processo di progettazione.

Considerate la scoperta, da parte di ricercatori presso l'Università di Washington, così come riporta il lor articolo: "una ricerca crowd-sourced ha svelato il  mistero di come una proteina chiave può aiutare a curare l'HIV. Il gioco ha attirato 46.000 partecipanti che hanno impiegato solo 10 giorni per risolvere un problema che gli scienziati stavano studiando da 15 anni.". Aggregare diverse competenze in una rete peer-to-peer(2) consente di ben ponderare il problema e di giungere ad una soluzione con maggiore 'efficienza e sulla base di maggiori informazioni.

Questo può diventare un ottimo strumento per aprire la partecipazione a molti e consentire il contributo da parte delle migliori  competenze in campo progettuale. Esistono già esempi che adottano questo metodo soprattutto nel settore dell'ingegneria con squadre basate sul crowdsourcing che stanno affrontando sfide sempre più grandi. Non mancano esempi anche all'interno della comunità dei designer : organizzazioni come Architecture for Humanity oppure la neonata Open Architecture Collaborative rappresentano un sistema di esperti basato sul  peer to peer. Il passo successivo sarà quello di coinvolgere le comunità interdisciplinari per affrontare sfide di progettazione in modo iterativo che possano venire fuori con proposte risolutive prima inconcepibili. 

In conclusione possiamo pensare di riconsiderare tutte le  problematiche legate alla progettazione  che in questi ultimi due millenni hanno atteso di avere risposte,  e che alla luce di queste nuove metodologie, quali appunto il gamification ed il  peer-to-peer”, possiamo finalmente concepire una progettazione architettonica integrata, capace di riunire tutte le competenze nuove, neuro scientifiche e non solo,  necessarie per creare spazi di qualità. 

NOTE: (*)(1) l'utilizzo di elementi mutuati dai giochi e delle tecniche di game design
in contesti esterni ai giochi per diffondere informazioni (educare- promuovere).
(2) Rete di partecipazione e condivisione dati di ricerca di tipo paritario, non
gerarchizzato.
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Giusi Ascione

Architetto abilitato dal 1992, LEED Green Associate, con un’esperienza decennale all’estero presso studi di progettazione internazionali (Burt Hill, EMBT/ RMJM, Forum Studio/Clayco). Rientra in Italia nel 2008 per avviare ABidea, dedicato alla progettazione e al retrofit. Nel frattempo presta consulenza presso Proger Spa, NeocogitaSrl, collabora con il GBCItalia. Consulente architetto per spazi rigeneranti e formatore di CFP per architetti, è coinvolta anche in attività di ricerca interdisciplinare centrata sulle relazioni tra il comportamento umano e lo spazio costruito. (EBD - Environmental Psychology)

Una risposta per Gropius:There will be a science of Design

C'è un frenetico turbinio di iniziative  sul tema del design e sulla linea di sviluppo che esso dovrà percorrere. Conferenze, eventi celebrativi e bandi di gara si propongo quasi in simultanea e spesso ignorandosi fra di loro: essi provocano una sorta di dispersione energetica che a volte intralcia la collaborazione tra le diverse discipline, o tra i vari gruppi di lavoro interdisciplinari, forse perché si lavora per evidenziare i punti di divergenza piuttosto che quelli di contatto, forse perchè c'è ancora confusione su quali debbano essere i riferimenti scientifici.

 

Tra gli appuntamenti del primo semestre di quest'anno troviamo Londra, dove si è da poco conclusa Conscious Cities, mentre a San Diego l'ANFA apre a nuovi studi di ricerca da presentare alla  International Conference del prossimo settembre. Seattle sarà presto sede di una summit che sigilla un connubio tra il Living Building Challenge e l'istituto di ricerca Terrapin, baluardo del design biofilico, proprio mentre  Rick Fedrizzi, forse cosciente dei limiti che i crediti LEED presentano sulla salvaguardia del benessere dell'utenza, apre le porte al WELL Building Standard.

Esistono poi altre iniziative di ricerca globale e trasversale, quale il progetto di neuroarchitettura ROOMS  (lo IUAV tra i suoi principali partners) che cerca di superare gli ostacoli economici e burocratici di una partecipazione aperta a tutti ricorrendo ad un modello originale dicrowdfunding.  

Quello che emerge da questo fenomeno è la necessità di effettuare un cambio di marcia nel mondo della progettazione e dello stesso modo di fare ricerca. Quest'ultima non è più prerogativa unica delle accademie, ma inizia ad essere fagocitata dal mondo imprenditoriale e dal suo appetito per investimenti intelligenti che abbiano fini"etici" piuttosto che puramente di profitto. La ricerca è disorientata e allo stesso tempo crea disorientamento in coloro che finora  hanno trovato  un riferimento fermo e sicuro. Le università hanno capito bene che aria tira e, pur cercando di adeguarsi, procedono con andatura da elefante peril timore di contaminarsi e perdere la propria identità e purezza.

Ed ecco che arriva l'onda rivoluzionaria, in realtà già in atto da qualche anno, attualmente cavalcata dal MIT di Boston con il suo" Journal Of Design and Science" (fondato già nel 1985), con l'idea di cambiare radicalmente il modo di legittimare la ricerca. Un 'apertura più democratica al confronto scientifico che si basa sul "peer to peer review", cioè che si svincola dall'analisi lenta e cattedratica degli anonimi revisori nominati di volta in volta (peer review), ma si espone alle modifiche di chiunque creda di avere qualcosa di interessante da dire.

C'è il rischio di una banalizzazione dei problemi affrontati, oppure siamo di fronte l'opportunità di ascoltare validiopinioni da chi è rimasto tagliato fuoridal confronto a causa di un sistema arrugginito e anche , a volte, corrotto ?

Nel campo del design (dando per scontato che si tratti già di progettazione sostenibile e umano-centrica), tale atteggiamento inclusivo è assolutamente necessario oltre che auspicabile. Un "antidisciplinarità" contro la interdisciplinarità, per usare le stesse parole di Jui Ito, direttore del MIT Media Lab, può essere la giusta via per poter coinvolgere simultaneamente  attori importanti di diversa estrazione culturale, i quali finalmente uscirebbero dall'ombra della critica sterile o dell'intervento postumo e per questo vano. Perché mai escludere categorie che sappiamo bene essere importanti contribuenti nella modellazione e caratterizzazione dei nostri ambienti quali gli psicologi, filosofi, artisti ?

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Giusi Ascione

Architetto abilitato dal 1992, LEED Green Associate, con un’esperienza decennale all’estero presso studi di progettazione internazionali (Burt Hill, EMBT/ RMJM, Forum Studio/Clayco). Rientra in Italia nel 2008 per avviare ABidea, dedicato alla progettazione e al retrofit. Nel frattempo presta consulenza presso Proger Spa, NeocogitaSrl, collabora con il GBCItalia. Consulente architetto per spazi rigeneranti e formatore di CFP per architetti, è coinvolta anche in attività di ricerca interdisciplinare centrata sulle relazioni tra il comportamento umano e lo spazio costruito. (EBD - Environmental Psychology)

Verde o Blu: che colore ha la nostra anima?

La sensazione di piacere legata a qualsiasi nostra esperienza percettiva trova sempre spiegazione nella assonanza degli stimoli subiti con i fenomeni o elementi della natura. Riproduzioni astratte quali i frattali ci affascinano per la loro analogia  con gli alberi ed il semplice rumore della pioggia ci fa indugiare su un'azione per lo stato di improvvisa quiete che riesce ad infondere. Queste constatazioni ci trovano più o meno tutti d'accordo e la stessa ricerca ci conferma che,  in determinate circostanze, siano sempre le aree cerebrali addette al piacere (nucleus accumbens) ad attivarsi. 

Foto di N. De Pisapia

Foto di N. De Pisapia

Ma quando si cerca di spiegare il perché di questa nostra propensione, l'unica risposta ci viene fornita dall'ipotesi biofilica. Tale ipotesi, che rimane tale,  parte dal concetto che gli esseri umani siano geneticamente predisposti a sentirsi affiliati alla natura perché è in essa che si sono evoluti nel lungo tempo trascorso dalla loro comparsa. Gli ultimi 10.000 anni di progresso civile, con conseguente antropizzazione dell'habitat, nulla possono contro l'influenza dominante dei milioni di anni vissuti da semplice animale superiore in continua lotta per la sopravvivenza.  Anche quando i ricercatori hanno messo a confronto i ruoli che hanno i diversi tipi di capitale (umano, sociale, materiale e naturale) sulla valutazione del proprio livello di benessere,  ne è risultato che è sempre il capitale naturale a vincere su tutti.

Ma qual è l'ambiente naturale a cui si fa riferimento ? Inaspettatamente, nonostante "green" sia l'appellativo più usato per le diverse iniziative ambientaliste ed ecosostenibili, il paesaggio acquatico vince alla grande il confronto con il paesaggio verde dei boschi o delle praterie.

Copertina libro

Copertina libro

L’autore del libro "Blu Mind", Wallace J. Nichols, non ha dubbi a riguardo, e riporta diverse ricerche che spiegano come mai la presenza dell'acqua sia determinante nelle valutazioni di un luogo, sia esso per la scelta di una vacanza o di un acquisto di un immobile. Il mare, ma anche i laghi ed i fiumi, ci offrono occasioni di interazione che coinvolgono tutti i nostri sensi: l'effetto "sparkling" dei riflessi dell'acqua in movimento,  il rumore  "rosa" delle onde, la possibilità di toccare l'acqua e rinfrescarsi, l'assenza/presenza di odori e sapori, ci pongono di fronte ad una esperienza ricca come nessun'altra. Un tuffo nell'acqua ci dà la possibilità di vivere l'elemento da ogni punto di vista - da sopra e da sotto - e, soprattutto, cambia la percezione del nostro corpo e del suo peso. Infine, più importante di tutti, lo specchio d'acqua ci restituisce la luce blu del cielo, elemento fondamentale per il corretto funzionamento del nostro metabolismo. 

La multisensorialità è un aspetto importantissimo della nostra vita: ogni esperienza è un orchestra di sollecitazioni dei diversi sensi, anche quando non ce ne accorgiamo. Sarebbe difficile avere una giusta ed identica percezione di un fenomeno se improvvisamente venisse a mancarci un senso. Il grado di piacevolezza di una situazione mentale e fisica non  dipende solo dalla qualità delle sollecitazioni, ma soprattutto dalla loro armonia e dalla ricchezza del coinvolgimento sensoriale: in questo l'acqua  ci offre un'esperienza unica.

L'associazione dell'acqua al colore blu fa sì poi che la preferenza ricada anche su questo colore piuttosto che su quello verde "concorrente". Gli uomini tutti, sia di genere maschile che femminile, preferiscono il colore blu, anche se esso è raramente presente in natura viva: sono pochi i fiori blu, specialmente se si esclude la sfumatura del violetto, e tra gli animali si contano per lo più farfalle e qualche uccello. 

Nonostante il colore blu possa a volte assumere un significato macabro, poichè collegato all'idea di un corpo senza vita, è l'idea di bello, pulito e calmo, strettamente collegato all'acqua,  ad essergli generalmente attribuita.Guai, però, a tradire quest'aspettativa: l'acqua deve essere blu, o al massimo avvicinarsi ad alcune gradazioni di verde, e mai presentare rifiuti o altre tracce di inquinamento. Gli effetti negativi  a livello psicologico sarebbero enormi, poichè verrebbero annullati, se non ribaltati, gli effetti rigeneranti che i paesaggi d'acqua generalmente offrono.(1)  Ma questo, si sa, vale anche in molti altri casi.

NOTE
(1) K. J. Wyles, S. Pahl, K.Thomas, R.C. Thompson
Factors That Can Undermine the Psychological Benefits of Coastal Environments. Exploring the Effect of Tidal State, Presence, and Type of Litter. Environment and Behavior, July 3, 2015

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Giusi Ascione

Architetto abilitato dal 1992, LEED Green Associate, con un’esperienza decennale all’estero presso studi di progettazione internazionali (Burt Hill, EMBT/ RMJM, Forum Studio/Clayco). Rientra in Italia nel 2008 per avviare ABidea, dedicato alla progettazione e al retrofit. Nel frattempo presta consulenza presso Proger Spa, NeocogitaSrl, collabora con il GBCItalia. Consulente architetto per spazi rigeneranti e formatore di CFP per architetti, è coinvolta anche in attività di ricerca interdisciplinare centrata sulle relazioni tra il comportamento umano e lo spazio costruito. (EBD - Environmental Psychology)

Come saranno le scuole di domani?

Le ragioni di questo insuccesso sono molteplici e se si crede che miglioramenti in campo architettonico, quali quelli legati alle migliorie tecnologiche (controllo acustico, termo-igrometrico, ecc.)  o quello legato all'eco-sostenibilità, possano essere sufficienti a fornire una risposta soddisfacente alla esigenza di cambiamento, si sta navigando ancora in acque alte. 

Tipica aula anni '50 e '60

Tipica aula anni '50 e '60

 

Ciò che viene principalmente messo sotto accusa è il modello pedagogico :il metodo della lezione frontale è definitamente morto ed è necessaria una rivoluzione delle configurazioni  spaziali. Qualora venissero proposte nuove aule tecnologiche e digitalizzate per una scolaresca omogenea di circa 20 ragazzi, i risultati sul rendimento non sarebbero migliori. Flessibilità, mobilità, adattabilità sono le nuove parole d'ordine e questo non solo per rispondere alla "diversità" del processo cognitivo, ma anche all'individualità dello sviluppo emozionale. 

Sedute per ragazzi affetti da ADHD -  Lior Ben-Sheetrit -  Photo by Roi Mizrahi/Xnet

Sedute per ragazzi affetti da ADHD -  Lior Ben-Sheetrit -  Photo by Roi Mizrahi/Xnet

Fondamentale a questo riguardo è anche l'elemento luce, la cui efficienza fotonica assume un ruolo secondario rispetto  a quella circadiana. Se è vero che l'uomo è un orologio biologico che funziona al meglio quando i ritmi della sua giornata seguono l'evoluzione della   luce naturale, questo implica che l'organizzazione delle attività didattiche tengano conto di questo.

L'essere umano è predisposto all'attenzione e alla  concentrazione nelle ore mattutine , quando la luce passa dal giallo al blu (che solo il cielo ci offre in modo adeguato),  ed affronta l'esercizio fisico in modo ottimale con la luce pomeridiana. Esperimenti scientifici provano che un distacco da questo ritmo può causare  depressione e addirittura malattie irreversibili: come non tenere conto di questo aspetto quando si deve progettare un'edificio della formazione?

Fornire ai ragazzi un supporto allo sviluppo delle capacità cognitive, percettive  ed emotive è prioritario rispetto al nozionismo puro; è veramente strano come questa logica sia ben applicata al protocollo delle scuole della prima infanzia e dell'età prescolare, per poi essere bruscamente interrotta per le fasi scolari successive. I bambini, almeno quelli più fortunati che hanno potuto frequentare la scuola dai primi anni di vita, vengono improvvisamente catapultati, all'età di sei anni, da una ambientazione attenta ai processi interattivi, ad una asettica scatola rettangolare che, nel migliore dei casi, risulta dotata di una "inorgogliente" lavagna multimediale. Eppure è ben risaputo che lo sviluppo di molte facoltà mentali, oltre che  fisiche, si conclude solo con l'adolescenza (per esempio lo sviluppo del senso dell'orientamento si conclude a 12 anni). 

Fondamentale la ricreazione all'aperto

Fondamentale la ricreazione all'aperto

Insomma, progettare una scuola oggi rappresenta una vera e propria sfida sia per la ricchezza dell'agenda, sia per l'interdisciplinarità delle competenze da coinvolgere, sia per il continuo e progressivo aggiornamento della letteratura di riferimento, cose che rendono impossibile l'adozione di uno schema o modello già esistente.

Il concorso di idee che il Ministero dell'Istruzione bandirà a breve, attraverso un fondo apposito messo a disposizione da Inail, sembra interpretare questa nuova esigenza di realizzare innovativi ambienti di apprendimento: speriamo che gli architetti accetteranno la sfida e dimostreranno di essere all'altezza.

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Giusi Ascione

Architetto abilitato dal 1992, LEED Green Associate, con un’esperienza decennale all’estero presso studi di progettazione internazionali (Burt Hill, EMBT/ RMJM, Forum Studio/Clayco). Rientra in Italia nel 2008 per avviare ABidea, dedicato alla progettazione e al retrofit. Nel frattempo presta consulenza presso Proger Spa, NeocogitaSrl, collabora con il GBCItalia. Consulente architetto per spazi rigeneranti e formatore di CFP per architetti, è coinvolta anche in attività di ricerca interdisciplinare centrata sulle relazioni tra il comportamento umano e lo spazio costruito. (EBD - Environmental Psychology)

Non solo"smart".Per una città antropocentrica

Tessuti urbani

Tessuti urbani

Quando si dice "Smart City" l'idea immediatamente associata è quella di una metropoli densa, digitalizzata, interconnessa, efficiente soprattutto per l'ottimizzazione dei consumi energetici e l'informazione condivisa in tempo reale. Il tutto è al servizio delle istituzioni, delle aziende e, in ultimo, del privato cittadino. Tralasciando la questione su quanto questo sia vero sulla carta e quanto nella realtà, c'è da osservare che il modello "intelligente" trascura quello che dovrebbe essere il principale obiettivo della pianificazione territoriale: il benessere spirituale e sociale, nonché intellettuale, del cittadino. L'agglomerato, sia esso urbano che rurale, è espressione e testimonianza della cultura di un luogo, e, in quanto tale, detiene la responsabilità digestire e governare una vita sociale salubre, attraverso l'espressione di valori etici e spirituali  che si esprimono con segni, suoni, odori. 

Montreal - Luminoterapia  (via  www.landarchs.com)

Montreal - Luminoterapia  (via  www.landarchs.com)


Per avere un'idea dell'importanza che un singolo segnale può avere sulla nostra mente consideriamo, da sola, l' esperienza visiva. Un qualunque elemento  che si incontra lungo un percorso viario viene sottoposto a una duplice interpretazione e codificazione: quella della visione centrale, che interpreta il suo significato intrinseco, e quella della visione periferica che lo colloca in un contesto scenico e lo carica di significati aggiunti fatti di ambientazione e eventi correlati. Damasio(1) sovrappone a questo doppio momento percettivo l'emozione primaria  - di natura primitiva -  e quella secondaria, di livello superiore, con la quale si forma la "sensazione" che caratterizza le nostre esperienze di vita e che quindi definisce i nostri comportamenti.

Questa semplice considerazione fatta solo sulla esperienza visiva ci fa capire l'importanza che un determinato contesto urbano può avere  sulla caratterizzazione di un gruppo, di un popolo.  

Se consideriamo il fatto che l'esperienza di noi umani è sempre multisensoriale, si intuisce che la responsabilità che ci investe nella definizione degli spazi urbani è enorme, nonostante sistimi che impieghiamo mediamente solo il 10% della nostra giornata negli spazi esterni. E se è vero che la complessità che pervade le metropoli apre a problemi di carattere pratico e numerico, come la gestione dei flussi e la distribuzione dei beni, è necessario anche adoperare strategie del design urbano per migliorare il benessere psicofisico dell'individui, prevedendo e definendo un "mentalscape" (2) positivo.

 

SouthBank arbour Brisbane (via landarch.com) 

SouthBank arbour Brisbane (via landarch.com)

 

L'essere umano è l'interazione con il territorio in cui cresce e vive: con esso egli stabilisce un rapporto simbiotico che lo trasforma costantemente con effetti nei tempi  brevi, medi e lunghi. Creare le condizioni ideali che evitino l'insorgere di fattori stressanti e che possano migliorare le nostre capacità intellettive è possibile strumentalizzando le numerose variabili che caratterizzano il luogo. Tracciati viari di facile decodificazione, facciate di edifici che considerino la loro potenzialità espressiva, aree verdi, installazioni artistiche, sono tutte occasioni per offrire esperienze rigeneranti.

Una città in armonia con il nostro benessere mentale può strumentalizzare i suoi elementi per offrire una positiva esperienza estetica: il passeggio lungo le strade, l'accesso ai mezzi di trasporto, le pause e le soste,che venga fatto in modo consapevole o non, possono diventare delle vere e propriepratiche contemplative che ci aiutano a vincere le ansie, a gestire lo stress, a modulare le emozioni, a migliorare le nostre capacità intellettive.


Note:

(1)  Antonio R. Damasio, L'errore di Cartesio. Emozione, ragione e cervello umano, Adelphi, 1995

(2)   Marteen Jacobs, The production of mindscapes: a comprehensive theory of landscape experience, 2006

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Giusi Ascione

Architetto abilitato dal 1992, LEED Green Associate, con un’esperienza decennale all’estero presso studi di progettazione internazionali (Burt Hill, EMBT/ RMJM, Forum Studio/Clayco). Rientra in Italia nel 2008 per avviare ABidea, dedicato alla progettazione e al retrofit. Nel frattempo presta consulenza presso Proger Spa, NeocogitaSrl, collabora con il GBCItalia. Consulente architetto per spazi rigeneranti e formatore di CFP per architetti, è coinvolta anche in attività di ricerca interdisciplinare centrata sulle relazioni tra il comportamento umano e lo spazio costruito. (EBD - Environmental Psychology)

Sacro e Divano: a ciascuno il suo.

Sacro e Divano: a ciascuno il suo.

... dobbiamo tenere presente che non solo il concetto di sacro  in oriente e in occidente trova due definizioni distanti tra loro, ma anche la idea stessa di comfort è molto diversa. L'architettura, come ogni  linguaggio, è relativa alla cultura di appartenenza: spesso è difficile proporre traduzioni "letterali" laddove i presupposti sono inconciliabili.

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Casa Dolce Casa

E' uscito recentemente il libro del neuro-antropologo John S.Allen "Home - How Habitat made us Human" (vedi foto) che ci spiega quanto il concetto di casa, nel senso proprio di focolare domestico, sia importante per la nostra formazione culturale e psicologica.

Copertina del Libro 

Copertina del Libro 

La casa nasce anche come soluzione alla necessità di rilassamento, alla ricerca del benessere, e non solo come riparo dagli eventi meteorologici e dalle minacce delle altre specie. Essa diventa luogo indispensabile per la formazione della nostra personalità nella fase adolescenziale, in stretta dipendenza dalla nostra cultura. Esserne privato potrebbe avere effetti sui più profondi meccanismi cognitivi, fino ad essere causa di malattie mentali. Gli homeless contano infatti un'alta incidenza di schizofrenia all'interno della loro categoria ed anche le emigrazioni di massa sono causa di un violento sradicamento dalle proprie abitudini. Ma a parte questi due casi estremi, quali considerazioni utili possiamo fare a riguardo della nostra realtà occidentale in cui "l'emergenza casa" è quasi del tutto risolta?
In realtà il problema legato alla residenza esiste ancora, ma è di tipo qualitativo, ed è legato all'arricchimento del significato di benessere associato alla casa. Godere di buona salute fisica e contare su una sicurezza economica ed occupazionale non bastano: la crisi scatta nel momento in cui si avverte il bisogno di migliorare il proprio equilibrio spirituale, sociale e cognitivo. La casa deve tenere conto di questa nuove esigenze e una progettazione "partecipata" ed "integrata" può offrire una risposta.

Grafico di G. Ascione

Grafico di G. Ascione

Una volta era semplice interpretare le diverse condizioni geografiche e culturali che portavano a costruire un igloo piuttosto che una palafitta,poi col tempo l'idea di comfort si è imposta fortemente ed ha preteso  competenze sempre più specifiche. Oggi ci troviamo di fronte ad un nuovo punto di svolta: il senso del "piacere" soppianta quello legato al "comfort".  

Grafico di G. Ascione

Grafico di G. Ascione

Esistono nuove esigenze, aumentano i requisiti per uno spazio costruito, e le competenze delle figure professionali tradizionali non bastano. Gli strumenti per rispondere in modo affidabile alle nuove esigenze sugli spazi costruiti  esistono, essi sono forniti da diversi campi interdisciplinari già menzionati negli articoli precedenti(neuropsicologia,scienze cognitive, etc.).

La figura dell'architetto, impegnata già da molti decenni a ridefinire continuamente il suo ruolo all'interno di  una macchina costruttiva sempre più complessa, soffre di una crisi di identità. 

Ora più che mai sarebbe il momento giusto per definirne un nuovo percorso formativo: quello del neuro-architetto

 

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Giusi Ascione

Architetto abilitato dal 1992, LEED Green Associate, con un’esperienza decennale all’estero presso studi di progettazione internazionali (Burt Hill, EMBT/ RMJM, Forum Studio/Clayco). Rientra in Italia nel 2008 per avviare ABidea, dedicato alla progettazione e al retrofit. Nel frattempo presta consulenza presso Proger Spa, NeocogitaSrl, collabora con il GBCItalia. Consulente architetto per spazi rigeneranti e formatore di CFP per architetti, è coinvolta anche in attività di ricerca interdisciplinare centrata sulle relazioni tra il comportamento umano e lo spazio costruito. (EBD - Environmental Psychology)

Il Rapporto tra Architettura e Scienze Percettive nel Tempo

Il campo interdisciplinare che unisce Neuroscienze e Architettura non fa altro che legittimare un antico percorso di ricerca sui profondi legami  tra  la nostra capacità interpretativa e gli stimoli percettivi che ne sono causa.

Marco Vitruvio Pollione, riferimento poi per Leon Battista Alberti nel quindicesimo secolo, riportava il seguente passo nel suo "De Architectura" scritto intorno al 15 a.C. : 

Uomo Vitruviano

Uomo Vitruviano

"...L'architetto  deve avere infatti nozioni di geometria, matematica, ottica ed acustica. Deve conoscere la legge, poiché la costruzione deve seguire precise norme;  la teologia, nel caso di edificazione di templi, affinché questi siano graditi agli Dei; l’astronomia, poiché particolari tipologie di edifici, soprattutto i  luoghi di culto, debbono tenere conto della posizione degli astri; la meteorologia, in relazione al microclima del luogo di costruzione;l’anatomia e la medicina, poiché si costruisce per la vita dell'uomo. L’architetto deve dunque conoscere le proporzioni umane, e tenere in conto illuminazione, arieggiamento e salubrità di città ed edifici. Deve inoltre possedere una vasta cultura generale, anche filosofica."

Neurone al microscopio

Neurone al microscopio

 

Certamente il bravo architetto, colui che sa ben orchestrare i diversi paradigmi dello spazio, esiste e si esprime da sempre. Nei secoli  scorsi si sono realizzati capolavori che conservano il loro valore resistendo le mode dei tempi. L'intuizione geniale, che sopperiva alla mancanza di prove scientifichee dati tangibili, ha guidato i progettisti e artisti fino a ieri, e cioè fino a quando lo sviluppo delle neuroscienze ci ha permesso di entrare nei meandri dei processi cognitivi e di conoscere i meccanismi sinaptici che legano non solo la visione, ma l'olfatto il tatto e l'udito ai vari stati emotivi, creativi, cognitivi, operativi del nostro cervello.

  

 

 

Neurone al microscopio

Semir Zeki e Vilayanur Ramachandran, entrambi neurobiologi, dediti principalmente agli aspetti visivi della nostra percezione, sono stati i primi a fornire basi ad un processo, ancora in atto, di teorizzazione delle discipline che riguardano il mondo costruito e     che sono tutte legate fra loro: l'architettura, l'urbanistica, l'ergonomia. Senza andare nei dettagli delle loro teorie si può con certezza affermare che il processo percettivo e cognitivo non è un processo seriale e legato a funzionamenticircoscritti dell cervello, ma parallelo, legato a sinapsi che intercorrono in più aree contemporaneamente quanto più è complessa l'attività cerebrale coinvolta.


 

 

Walter Gropius

La rivoluzione che la nascente Neuro-estetica porta a partire dai primi anni '80, sta nell'approccio psicometrico, capace di verificare il reale comportamento neuronale e che porta all'affermazione delle Scienze Cognitive. Si definisce così un movimento che possiamo definire "cognitivista" , che si impone    ad un programma di lavoro della psicologia sperimentale che aveva alimentato il dibattito sulle scienze percettive  alcuni decenni prima, quello della  Gestalt. 

Walter Gropius

Walter Gropius


Questa, sulla scia dell'analisi della teoria della percezione di W. Gropius e l'eco della sua pubblicazione "Is there a sience of Design” del 1947, esprimeva inequivocabilmente la necessità di comprendere il design sulla base di ricerche obiettive. 

La Gestalt però soffrì della sua difficoltà a misurarsi con il metodo sperimentale nascente e alla fine degli anni 70, il movimento lentamente si spegneva, anche se mai del tutto...

 

 

 

 

 

 

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Giusi Ascione

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Cosa si intende per Neuroscienze e Architettura ?

foto di Nicola De Pisapia

foto di Nicola De Pisapia

L’ambiente costruito influenza le nostre percezioni, le nostre emozioni, le nostre capacità d’interazione, i nostri sogni e le nostre personalità. Tutti questo processi - di cui gli architetti ne intuiscono i meccanismi – trovano il loro substrato ultimo nel nostro sistema nervoso. Le neuroscienze legano la nostra esperienza quotidiana alle percezioni multisensoriali ed al modo con cui esse si trasformano in emozioni, empatie e comportamenti complessi. Qual è il motivo per cui figure simmetriche risultano piacevoli, qual è il meccanismo che ci rende estasiati di fronte ad una volta decorata, come mai una certa tonalità di luce ci rende più propensi a socializzare oppure ad isolarci? Molte sono le domande d’interesse architettonico a cui le neuroscienze cominciano a dare risposte, ma tante ancora sono quelle che non hanno una spiegazione.

L'architettura è stata da sempre considerata una disciplina tesa a rendere la vita degli individui più confortevole, rispondendo alle loro esigenze. La sua utilità ha rappresentato la caratteristica essenziale, ma quando le speculazioni sul tema sono incominciate a diventare più sofisticate, sono state pretese prestazioni più complesse per soddisfare esigenze spirituali oltre fisiche di semplice dimora.

I risultati delle ricerche neuroscientifiche degli ultimi decenni hanno permesso di entrare nei meandri dei processi cognitivi e di conoscere i meccanismi neuronali che legano i nostri sensi ai vari stati emotivi, creativi, cognitivi, e operativi del nostro cervello.

La complessità derivante sia dalla multidisciplinarietà che dalla giovane età di questo campo di ricerca necessita di un atteggiamento prudente e collaborativo. Non esiste un nuovo decalogo fisso e universale per il costruito, ma esiste un contesto in cui s’interviene e si cerca di risolvere ed analizzare di volta in volta le esigenze degli occupanti e della committenza, in una visione dello spazio inteso come strumento attivo e proattivo nei confronti delle attività che si svolgono in esso. 

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Giusi Ascione

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